La concretezza della metafisica

L’origine editoriale del termine metafisica (metà tà physiká, ovvero i libri di Aristotele che si trovavano dopo la Fisica) rappresenta da sempre anche una sfumatura che caratterizza e identifica quest’area di interesse della filosofia. Eppure, al giorno d’oggi, la metafisica non gode affatto di una stima nel discorso filosofico e sembra essere invisa ai più e dimenticata: nelle università, ad esempio, non ci sono cattedre di metafisica e pochissimi corsi la riguardano esplicitamente, se non nelle facoltà teologiche (e questo ci dice molto). La metafisica ha acquisito una certa familiarità con la mistica, con qualcosa di esoterico e che esce dal perimetro del discorso filosofico e, così facendo, essa si è eclissata, fin quasi a diventare qualcosa di laterale e indicibile. La metafisica è dunque nascosta, de-valorizzata, ritenuta una riflessione più vicina alla fede, ammantata di una certa oscurità. Continue Reading

A spasso nella casa dell’eterno

Nella parte sud della città di Brescia un lungo viale avvolto da enormi tigli incrocia via Callegari. All’angolo, nella piccola palazzina che nasconde un giardino interno, c’è la casa nella quale ha vissuto Emanuele Severino. La porta che dà sulla via è protetta da un cancelletto nero. Suoniamo al campanello e qualche secondo dopo il portoncino si apre: Anna Severino, la figlia del filosofo, ci viene incontro e ci fa entrare in quella che è diventata il Centro Casa Severino, per volontà dei figli e dell’Associazione Studi Emanuele Severino (ASES) Continue Reading

Nelle cose l’avanzare degli eterni

È nel grandioso Commento alla Fisica di Aristotele di Simplicio che troviamo la traccia considerata più autentica del pensiero di Anassimandro. Nella traduzione di Giorgio Colli la sentenza suona così:

Le cose fuori da cui è il nascimento alle cose che sono, peraltro, sono quelle verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo ciò che dev’essere: le cose che sono, difatti, subiscono l’una dall’altra punizione e vendetta per la loro ingiustizia, secondo il decreto del Tempo (Colli 1978, 155) Continue Reading

Dopo la Gloria e la Gioia è tempo della Grazia?

Il tema della possibilità e dell’impossibilità è al centro della filosofia di Emanuele Severino. Possiamo distinguere una prima e una seconda posizione dell’autore relativamente al senso della possibilità. Scopo di questo scritto è considerare queste due posizioni e vedere come esse influiscano sulla risposta alla domanda se siamo destinati al superamento dell’isolamento della terra dal destino, cioè alla Gloria della Gioia.

La riflessione di Severino parte da uno scritto di Jules Lequier:«Se la determinazione A è in potenza, la determinazione non-A è anch’essa in potenza. A e non-A, il sì e il no, cioè i contraddittori, in qualche senso coesistono dunque in potenza» (Lequier 1936, 80).
Severino si interroga sul senso di questa coesistenza dei contraddittori nell’essere in potenza.

Continue Reading

Il risolvimento dell’aporia del nulla (IV)

Eravamo pervenuti non soltanto al punto per il quale il nulla «come significato autocontraddittorio» si costituisce di due momenti: «l’incontraddittorio nulla» (o «l’assoluta negatività») e «il positivo significare del nulla», ma anche alla precisazione ulteriore, che consiste nel fatto che «si potrà comunque usare il termine essere per indicare l’intera struttura del positivo significare del nulla (per indicare cioè l’intera struttura di ciò che vale come momento semantico [«il positivo significare del nulla»] del significato autocontraddittorio “nulla”)» (Severino 1981, 214).

In tal modo, non solo il «termine “essere”», valendo come sintesi di essere formale e di significati determinati, esprime una sintesi, dunque una struttura, ma anche il «nulla», nella misura in cui il suo positivo significare può venire espresso con il «termine essere», esprime, esso stesso, una struttura. Tutto il discorso di Severino è funzionale a questo approdo: attribuire una struttura all’assoluta negatività, individuando in essa una positività. Continue Reading

Il nulla autocontraddittorio (III)

Per riprendere il discorso sull’aporia del nulla (prima e seconda parte, ndr), rileviamo che, a quanto detto nel precedente articolo, viene aggiunta da Severino un’importante precisazione, nella quale si dice che il momento positivo del «significato nulla» (inteso come «sintesi») non è costituito soltanto dall’essere formale, come invece poco prima aveva detto: «Precisando il senso del positivo significare del nulla, si osservi che la positività del significare non è data semplicemente dall’essere (essere formale) del nulla, ma anche dal concreto contenuto semantico che conviene al significato “nulla” in quanto distinto dal significato “essere” (formale)» (La struttura originaria, p. 214). In questo passo, egli vuole dire che anche il concreto contenuto semantico del nulla esprime una positività, per il fatto che ciò che esso concretamente significa non è ciò che concretamente significa l’essere.

Continue Reading

L’aporetica del nulla (II)

Per cercare di individuare come Severino potrebbe rispondere alle domande che gli abbiamo rivolto nel precedente articolo, torniamo dunque all’aporia del nulla. Quello che ci sembra di poter dire è che, per configurarla, non può bastare una formulazione: la si deve legittimare. Se la formulazione usata da Severino traduce effettivamente il principio di non contraddizione, allora anche tale principio andrebbe adeguatamente legittimato, perché chi argomenta su un punto cruciale, un punto sul quale poggia l’intero suo discorso, inclusi gli sviluppi ulteriori di esso, non può permettersi di presupporre alcunché. Continue Reading

L’aporetica del nulla (I)

Nel IV Capitolo de La struttura originaria, Severino si occupa dell’aporetica del nulla, della quale individua anche la soluzione. In che cosa consiste tale aporetica? Essa può assumere varie forme. La prima forma può venire espressa così: «La posizione del principio di non contraddizione richiede la posizione del non essere. Non solo, ma il “non essere” appartiene allo stesso significato “essere”» (p. 209).

In quale senso la posizione del principio di non contraddizione richiede la posizione del non essere? Precisamente nel senso individuato nel III Capitolo, e cioè, se il principio di identità afferma che «L’essere è essere» (p. 179), il principio di non contraddizione, invece, afferma che «L’essere non è non essere» (p. 174) o anche «È impossibile che l’essere non sia» (p. 179). «La posizione del principio di non contraddizione richiede la posizione del non essere. Non solo, ma il “non essere” appartiene allo stesso significato “essere”. Questa appartenenza del non essere sia al momento dianoetico (onde si costituisce il principio di non contraddizione), che al momento noetico (onde si costituisce il significato “essere”) è il duplice aspetto di una medesima situazione logica» (p. 209). Qui Severino si occupa soprattutto dell’aspetto dianoetico, che tuttavia è intrinsecamente connesso all’aspetto noetico: i due aspetti verranno trattati insieme più diffusamente nel XII Capitolo.

Severino precisa, dunque, lo status quaestionis e lo specifica in riferimento alla posizione di Platone, il quale si occupa non tanto del non essere assoluto (nihil absolutum), ma di «un certo non essere» (ibidem), che è il non essere relativo. Secondo Severino, Platone, introducendo i concetti di “essere relativo” e di “non essere relativo”, risolve l’aporia del «non essere che è» nella misura in cui illustra il senso in cui del non essere relativo si può affermare l’essere, ma non risolve l’aporia che si produce allorché si parla del non essere assoluto. Continue Reading

Dal tramonto della politica alla politica dell’eternità

Un primo livello costituito dal conflitto tra individui, stati, ideologie, religioni e tutto ciò che rientra nell’ambito della visibilità quotidiana. Sotto di esso il sottosuolo (secondo livello) costituito dalla verità (definita come fede) secondo cui le cose oscillano tra l’essere e il nulla, in termini ontologici la convinzione dell’agire libero da ogni immutabile grazie alla verità evidente del divenire. Ancora più sotto infine un terzo livello denominato di nuovo Sottosuolo (con la S maiuscola, vero e proprio sottosuolo del sottosuolo) che costituisce la negazione più radicale della convinzione del sottosuolo (con la s minuscola) in quanto mostra come il divenire è la Follia estrema e che l’eternità è ciò che costituisce lo spessore ontologico di ogni ente. Su questi tre livelli, come sanno i suoi lettori più fedeli, si gioca tutta l’opera di Emanuele Severino il quale ha saputo costruire con essi un’interpretazione della realtà che non ha pari nel panorama filosofico contemporaneo. La griglia è all’opera anche nel suo ultimo libro, Il tramonto della politica, che raccoglie i più recenti articoli e discorsi del pensatore insieme ad un’analisi inedita del pensiero di Carl Schmitt. Continue Reading

1 2 3 5