Nietzsche interprete di Spinoza. Il tema degli affetti

È possibile un confronto tra Nietzsche e Spinoza? Esiste qualche affinità tra il filosofo del conatus e il filosofo della volontà di potenza?

È lo stesso Nietzsche a fornire la chiave interpretativa che permette di trovare una risposta a tali interrogativi. Il filosofo tedesco, infatti, dopo un primo entusiastico approccio alla filosofia di Spinoza, conosciuta attraverso la lettura di Kuno Fischer, che lo porta a considerare il filosofo olandese suo precursore, giunge alla consapevolezza delle enormi diversità tra loro esistenti dovute, come egli stesso afferma, alla differenza dei tempi, della cultura e della scienza.

L’affermazione che esiste una certa affinità tra i due filosofi, in senso ampio, è accettabile sì, come un punto di partenza; ma è  da verificare sul terreno dei documenti, nei loro rispettivi contesti storici. Di fatto, il confronto parte dalle rispettive esigenze filosofiche che Nietzsche sembra stabilire con l’autore dell’Etica risulta “facile”, perfino meccanico, nell’elencare i punti in comune con Spinoza, generando così nel lettore il sospetto che esso sia il prodotto di un effimero entusiasmo. Al contrario sarebbe opportuno, per chi si occupa di filosofia e di storia della filosofia, che il confronto tra i due pensatori avvenisse non tanto, o non solo, sugli esiti cui essi approdano, quanto piuttosto sui percorsi metodologici seguiti, sui rispettivi contesti, sullo stile teoretico adottato, sul grado di coerenza raggiunto tra pensiero e vita.

Spinoza rivolge il suo interesse filosofico al tema degli affetti, rompendo il filo conduttore di tutta una tradizione filosofica che, da Platone in poi, relega la sfera affettiva in una posizione periferica, attribuendole un’accezione “antropologica” negativa. Il modello di uomo, elaborato da Spinoza, è molto  lontano da quello di tutta la tradizione occidentale: un solo individuo, considerato simultaneamente sotto i due aspetti dell’anima e del corpo. Opponendosi a qualunque forma di dualismo, il filosofo olandese spinge ad esplorare il corpo e la sfera affettiva, per poterne analizzare le possibilità. Come si legge nella Definizione dell’Etica III, l’affetto è inteso, appunto, come una modificazione del corpo e l’idea di tale modificazione. Gli affetti altro non sono che affezione che permettono l’aumento o la diminuzione della potenza della mente e del corpo

Kuno Fischer ritratto da Caspar Ritter
Kuno Fischer ritratto da Caspar Ritter

e dunque, risultano essere delle forze attive che permettono all’uomo di espandere la propria forza di esistere. Anche le passioni fanno parte della natura tanto quanto ne fa parte la ragione e l’uomo che vive virtuosamente, affinando l’esercizio razionale, conoscendo la propria natura, esaltando ed incrementando la potenza, la felicità e gli affetti, arriverà a gioire e non più a patire; dunque l’individuo è in grado di costruire dei sistemi di controllo sulle passioni. Spinoza allora, affida il compito di moderare le passioni alla ragione.

In tal modo, viene conservato il binomio ragione-passione, che risulta strettamente necessario per definire l’essere umano: la ragione di Spinoza non si oppone alle passioni, le quali spingono necessariamente tutti gli uomini alla conservazione. Appare evidente come, sotto questo aspetto, egli sia profondamente in antitesi con lo spirito moderno.

Come si spiega, dunque, l’entusiastica accettazione iniziale, da parte di Nietzsche, della filosofia spinoziana?

Ad accendere il suo interesse è lo Spinozas Leben di Kuno Fischer del 1854, che presenta la metafisica del filosofo olandese come la spiegazione meccanica causale della natura, la quale si rintraccia in termini di attività e potenza e che si riproduce in infiniti attributi, forze eterne e originarie, tramite un processo non dovuto alla razionalità dell’esistenza, quanto piuttosto alla naturalità della potenza.

L’interpretazione di Fischer porta Nietzsche a rintracciare una forte analogia tra la metafisica spinoziana e la sua rappresentazione del mondo, il quale si fonda su una volontà di potenza come intima essenza dell’essere, la cui forza eterna genera un altrettanto divenire di quanti di potenza, gerarchici tra loro, all’interno di una natura che si configura come determinazione assoluta di rapporti di potenza. Durante il suo itinerario filosofico, dopo l’entusiasmo iniziale, Nietzsche approda a posizioni sempre più distanti da quelle di Spinoza, fino a denigrare il suo sistema. Verrà  a crearsi un abisso tra i suoi presupposti politici, morali, metafisici e quelli del filosofo dell’Etica.

Nieztsche, tuttavia, nonostante si opponga con decisione alla filosofia spinoziana, conferisce la stessa dignità speculativa, attribuita anche dal filosofo olandese, agli affetti, attraverso una riflessione spiccatamente antropologica. Viene a delinearsi così un uomo nuovo, non più vincolato da concezioni metafisiche anti-umane, ma capace di cogliere le molteplici sfaccettature dell’esistenza. Il Nietzsche sperimentale ha fatto del corpo il filo conduttore, espressione di molteplicità, sede della grande ragione. Il corpo, le istanze affettive e le passioni sono forze di un nuovo pensiero affermativo.

Anche la metafisica si dissolverà e l’uomo verrà liberato dallo spirito di gravità. Ecco dunque, sulla scena, il viandante che impersona lo spirito libero, l’oltreuomo di Zarathustra; ecco il delinearsi di un soggetto iniziatore di una nuova forma di sapere, distante dalle concezioni metafisiche di profondità, interiorità e autenticità.

Il filosofo tedesco ha compreso come il degrado dell’intero pensiero filosofico si sia consumato proprio a causa dell’esclusione della forza creativa degli affetti. Dunque, lo stesso interesse di Spinoza si rintraccia in Nietzsche che introduce il corpo nell’orizzonte della trasvalutazione dei valori, chiave di volta per una futura obiettività, nella quale percezioni, prospettive, ricordi e affetti, diventano un modello di oggettività conoscitiva, capace di intervenire sulla notevole complessità del reale. Se la metafisica occidentale ha dimenticato il corpo, relegando anche tutte le manifestazioni fenomeniche e depotenziandole del loro intrinseco valore, entrambi se ne discostano muovendosi però su un piano diverso.

Due punti di vista, due storie contrapposte politicamente e filosoficamente. Dall’analisi degli scritti, dagli aforismi e dai frammenti di Nietzsche emerge una serie di considerazioni e osservazioni nei confronti della filosofia e della politica di Spinoza. L’opposizione più radicale, però, è quella politica, che rivela le  notevoli differenze tra i due filosofi: se in Nietzsche la trasfigurazione razionale spinoziana è condannata, tanto da privilegiare quell’istinto irrazionale di potenza che persegue uno scopo diverso, ovvero  la conservazione di soli ceti dominanti e l’eliminazione del proletariato tramite lotte sanguinose; in Spinoza il conatus, ovvero scopo e volontà in noi, è il mezzo per  fondare il suo programma politico che si basi sulla conservazione della classe borghese, attraverso il compromesso raggiunto con gli altri ceti oppositori e l’instaurazione di una pacifica convivenza . La discordanza è sancita dalla diversa intenzionalità politica ed è quest’ultima a segnare la notevole differenza tra quell’istinto di potenza nietzschiano e il conatus spinoziano. Sono gli aforismi di Nietzsche a chiarire la sua  posizione nei riguardi di Spinoza; segue, così, una serie di considerazioni di natura filosofica.

Una identità sempre più infondante che si trasforma  in abissali divergenze: è quanto accade sia per la conoscenza,sia per la morale, sia per la filosofia, tutti aspetti che appartengono all’uno e all’altro filosofo. Secondo Nietzsche la filosofia di Spinoza considera la conoscenza l’affetto primario, quello più potente, quel primordiale impulso che spinge gli uomini a relazionarsi con un mondo precostituito. Legato allo scopo politico vi è l’aspetto gnoseologico che permette di considerare le due impostazioni antitetiche, in quanto quella di Spinoza aspira ad una forma democratica lontana dalla concezione nietzschiana nella quale, invece, gli istinti irrazionali dominano la scena, con l’unico scopo di conservare solo la classe dominante.

Quell’abissale differenza filosofica tra i due, che concerne la vita politica, si riferisce necessariamente al razionale in Spinoza e all’irrazionale in Nietzsche. Entrambi, pensatori profondamente affermativi, cercano di offrire una lettura interpretativa sul mondo e sull’esistenza, che possa sostituirsi alle interpretazioni tradizionali che risultano poco soddisfacenti.

Entrambi  legano la loro psicologia all’interpretazione globale della vita e del mondo: il Dio o la natura,  concepita da Spinoza come una sostanza singola e razionale, ispira la sua psicologia e il racconto della nostra natura; la volontà di potenza, secondo Nietzsche è l’elemento attivo e costruttivo che porta ogni cosa ad essere, esistere e morire.

Quanto risultano essere differenti le interpretazioni di entrambi i pensatori? Il conatus di Spinoza è diverso dalla volontà di potenza di Nietzsche?

Le due concezioni sono più simili di quanto si sia supposto fino ad ora, nonostante l’evidente divergenza. Le due nozioni evocano la stessa propensione fondamentale, anche se la spinta della disposizione appare  differente:  tanto il conatus, quanto la volontà di potenza sono considerati come forma primitiva e fondamentale di affetto.

Le psicologie dei due pensatori risultano essere esplicitamente caratterizzate come teorie degli affetti, intendendo per affetto il fenomeno centrale della vita psicologica dell’individuo, della quale essi cercano di comprendere l’origine e la natura. Entrambi presentano il nostro intero repertorio affettivo come lo sviluppo e la ramificazione di una forma di disposizione basilare, ma il terreno sul quale si gioca la differenza tra i due è quello dell’azione: l’agire per Nietzsche  è espressione della volontà di potenza, per Spinoza è il conatus, cioè la tensione all’autoconservazione e all’accrescimento di potenza.

Bibliografia

NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, Adelphi Edizioni, Milano 2007.
NIETZSCHE, Umano troppo umano, Adelphi Edizioni, Milano 1981.
NIETZSCHE, Genealogia della morale, Adelphi Edizioni, Milano 1984.
SPINOZA, Opera. Im Auftrag der Heidelberger Akademie der wissenschaften,  hrsg.  von C. GERHARD, Heidelberg, C. Winters. Universitatsbuchhandlung, 1924-1925, Nachdr. 2. Aufli.1972; 5en Bd. 1987, trad. ita a cura di F. Mignini e O. Proietti, Arnoldo Mondadori, Milano 2007.
BODEI, L’Etica di Spinoza : l’importanza delle passioni, Napoli, realizzata il 30 Giugno 1993, Vivarium Editore.
SCHACHT, The Spinoza-Nietzsche Problem. Desire and Affect: Spinoza as Psychologist, Little Room Press, New York 1999.
DE FELICE,“Se l’uomo fosse buono”Metamorfosi del bene nel contrattualismo moderno, ETS edizioni, Pisa 2012.
T. LIVERI, Nietzsche e Spinoza. Ricostruzione filosofico-storica di un “incontro” impossibile, Armando Editore, Roma 2003.
MIGNINI, Spinoza. Opere, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2007.
VOZZA, Nietzsche e il mondo degli affetti, Ananke Edizioni, Torino 2006.
Tra i testi consultati è stato fondamentale l’apporto fornito dalla relazione su: The Jerusalem Conferences. Richard Schacht, The Spinoza – Nietzsche Problem, in una libera traduzione.

Francesca Zappacosta è laureata in Scienze Filosofiche all’Università D’Annunzio di Chieti.

4 Comments

  1. Quindi volontà di Potenza e causalità nell’esistenza. Il metro analitico possiamo constatarlo al nostro presente. Meditiamo

  2. Questo articolo ha suscitato in noi studenti un vivo interesse grazie alla chiara spiegazione del parallelismo che intercorre tra i due filosofi. Confidiamo in una sollecita pubblicazione di altri articoli di questo calibro.

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