A spasso nella casa dell’eterno

Nella parte sud della città di Brescia un lungo viale avvolto da enormi tigli incrocia via Callegari. All’angolo, nella piccola palazzina che nasconde un giardino interno, c’è la casa nella quale ha vissuto Emanuele Severino. La porta che dà sulla via è protetta da un cancelletto nero. Suoniamo al campanello e qualche secondo dopo il portoncino si apre: Anna Severino, la figlia del filosofo, ci viene incontro e ci fa entrare in quella che è diventata il Centro Casa Severino, per volontà dei figli e dell’Associazione Studi Emanuele Severino (ASES)

È la seconda volta che entro in questa casa, la prima è stata nel febbraio 2014, per incontrare proprio Severino che concesse a me e ad Andrea Cimarelli una lunghissima chiacchierata. Ora, di passaggio a Brescia per motivi di lavoro, ho fatto richiesta di visitare la casa e di scoprire i progetti che l’Associazione ha in mente. 

Saliti i primi scalini si apre il grande salone con una porzione dell’enorme biblioteca di Severino (circa 15.000 volumi) che l’Associazione sta cercando di catalogare, insieme alle lettere, gli appunti e tutto ciò che è rimasto della sua incessabile attività. Tutto è rimasto identico: le poltrone e il divano di velluto rosso scuro, il pianoforte a mezza coda color legno, la splendida statua “Orfeo senza Euridice” scolpita da Federico, il figlio di Emanuele Severino, il tavolo rotondo dove abbiamo firmato il registro delle presenze, la luminosa foto di Esterina, l’amata moglie, appesa alla parete. 

Scendendo al piano interrato, in quella che doveva essere una taverna, è stato ricavato uno spazio per presentazioni e incontri sul pensiero di Emanuele Severino, del resto lo scopo dell’ASES è proprio questo: promuovere e diffondere il pensiero di questo gigante della filosofia. Rientrando in questa casa la sensazione è proprio questa: Severino non è stato uno dei tanti pensatori che, con l’aumentare delle cattedre universitarie, grazie a una maggiore diffusione degli scritti, dei propri libri, si è imposto alla discussione filosofica. No, che piaccia o meno, Emanuele Severino era una voce totalmente sopra le altre: la sua produzione filosofica, la sua continua e imperterrita riflessione, ha continuato a sobbollire per anni, ripetendosi e cambiando, arrivando a smontare pezzo per pezzo alcuni dei principali oggetti del pensiero comune, svolgendo a pieno il ruolo antico (se la filosofia “ha” un ruolo) del filosofare. 

Una volta tornati verso la sala si può accedere allo studio di Severino: una piccola stanza foderata di alte librerie, al centro una scrivania ed un computer fisso. Vicino alla porta un carrello dove sono impilate tesi di laurea e di dottorato che gli studenti hanno inviato nel tempo al filosofo, per riconoscenza o anche solo per vanità. In cima ce n’è una che mi colpisce, ci sono nomi che mi sono famigliari: Università degli Studi di Macerata, relatore professor Omero Proietti. Omero, scomparso a febbraio del 2023, era un grandissimo studioso di Baruch Spinoza e un cultore della filosofia di Emanuele Severino. L’opera completa di Spinoza (quella curata per i Meridiani Mondadori proprio da Proietti e da Filippo Mignini) faceva capolino nella libreria a fianco della poltrona gialla dove Severino rifletteva e prendeva appunti, per poi trasferirli sul computer. La figlia Anna ci conferma questa cosa, dicendoci che la vera scrittura si concentrava tutta in quei fogli che lui riempiva con la sua grafia nervosa e a tratti incomprensibile, il resto era lo sforzo per far sì che quel pensiero potesse essere condiviso. E, a rifletterci bene, cos’altro è fare filosofia se non tradurre in parole e atti ciò che si è pensato, il profilo che si è riusciti a scorgere appena? Se è vero che la filosofia supera la vita perché la ricomprende tutta intera, è vero pure che una vita dedicata alla filosofia lascia delle tracce che non possiamo far finta di non vedere. Dentro Casa Severino le tracce di una riflessione lunga settant’anni si amplificano vertiginosamente, l’eternità di ogni cosa ci appare così semplice da intuirla in un attimo, e la fatica per descriverla è immane.

Usciamo dalla casa, fuori si è fatto buio e continua a piovere. Le mie scarpe erano zuppe d’acqua, ma non ci avevo più fatto caso. 

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(Per visitare il Centro Casa Severino e conoscere le attività dell’Associazione Studi Emanuele Severino, basta visitare il sito ufficiale e/o scrivere all’email indicata.)

Immagine FAI – Fondo Ambiente Italiano

Saverio Mariani è nato a Spoleto (PG) nel 1990, dove vive e lavora. È laureato in filosofia, lavora nel mondo della comunicazione e della formazione. Redattore di questa rivista, ha pubblicato il saggio filosofico Bergson oltre Bergson (ETS, Pisa, 2018). Il suo blog sito è: attaccatoeminuscolo.it

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