Se è vero, come dice Giambattista Vico, che verum ut factum convertuntur, e cioè che la verità di una cosa può essere conosciuta soltanto da chi l’ha fatta, ecco allora che una discussione sull’intelligenza artificiale non può non cominciare da chi quella intelligenza l’ha inventata. Stiamo parlando di Alan Turing e del suo articolo pubblicato nel 1950 dal titolo Macchine calcolatrici e intelligenza.
Grazie ad esso, lo scienziato e filosofo inglese tracciava il perimetro dentro il quale, ancora oggi, si muovono le discussioni relative alla natura di quella che oggi viene chiamata intelligenza artificiale. Come tutti i grandi classici, il testo di Turing è stato letto, riletto, interpretato, molte volte malissimo interpretato, spesso dimenticato. Facciamo allora chiarezza delle tesi in esso contenute in modo da riprendere il discorso sull’argomento iniziato tempo fa e recentemente approfondito con il ritiro filosofico dello scorso aprile. Continue Reading