This paper focuses on the concept of space and how it changes in contemporary world due to introduction of Artificial Intelligence. AI can be defined as a “invisible guest” in three different spatial levels: (i) smartphone as individual space; (ii) house as domestic and familiar space; (iii) city as social space of interaction. In all of them we’ve allowed the introduction of AI systems. Due to this introduction, we’re modeling the private and public spaces in order to adapt them to AI. This threats not only privacy as a value, but complexity too.
L’intelligenza artificiale e il corpo assente
Aim of this paper is to analyse body’s role in cognitive processes, moving from the relationship between humans and machines. An AI that increases its own complexity –from machine learning to cyborg structure – probably loses its function as a machine created in order to support human’s objectives. If an AI can be enhanced through a synthetic body, it creates disorientation in humans’ approach to the machine itself – so the artificial intelligence loses the social-support purpose for which it was programmed. This thin line between a useful and a useless machine has been drawn by Masahiro Mori’s idea of “Uncanny Valley”.
Il pensiero, l’azione e il discorso. Forme dell’agire etico in Hannah Arendt
Il pubblico e il privato
In via preliminare consideriamo la trattazione arendtiana condotta su “discorso” e “azione”, soprattutto in riferimento alla macro-tematica che regge l’intera Vita Activa: la distinzione privato-pubblico. Di fatto, la visione etico-politica della Arendt è costruita sulla triade pensiero, azione e discorso; tre attività specificamente umane che oscillano tra quei due tòpoi dicotomizzati del privato (interno) e del pubblico (esterno). Per inquadrare la questione etica è dunque imprescindibile il riferimento al pensiero – un recupero arendtiano dal Teeteto e dal Sofista (Platone 2000) – così presentato dalla Arendt in un passaggio argomentativo densissimo:
«Il pensiero e il discorso pronunciato sono la stessa cosa – la sola differenza è che il pensiero è un dialogo senza suoni dell’anima con se medesima – e l’opinione è semplicemente la fine di questo dialogo. E che un malfattore non sia l’interlocutore ideale per questo dialogo silenzioso con se stessi sembra abbastanza ovvio» (Arendt 2010, 78). Continue Reading