Il realismo metafisico in Italia (VI)

Anche in Italia si registra un significativo ritorno delle tesi realiste, che si contrappongono al relativismo e al costruttivismo che hanno caratterizzato la fine del secolo scorso.

Il realismo viene significativamente riproposto da parte di filosofi di area cattolica, da filosofi della scienza, ma anche da filosofi di area analitica e post-analitica, cioè tanto da filosofi del linguaggio quanto da filosofi della mente.

La Filosofia della mente viene considerata il fronte più avanzato della odierna ricerca filosofica, che, dopo avere affermato la centralità del linguaggio, è passata a valorizzare il ruolo che hanno le funzioni psichiche – a cominciare dalla percezione – nel processo del conoscere. Di essa ci siamo già occupati in saggi precedenti, ai quali rinviamo, e torneremo ad occuparci. Qui, invece, daremo delle brevi indicazioni sulla concezione realista che emerge da altri ambiti, proprio per cercare di completare il quadro.

Tra i filosofi di area cattolica, ricordiamo Vittorio Possenti, il quale nella sua Introduzione a Ragione e verità (2005) scrive: «Siamo così introdotti nel tema del realismo, su cui si gioca una partita decisiva in ordine al destino della filosofia e al senso stesso del nichilismo teoretico e aletico. Si può infatti mostrare che le posizioni nichiliste sono in vario modo più o meno antirealiste, il grado di nichilismo crescendo col grado d’antirealismo, di modo che quest’ultimo rappresenta un cespite fondamentale del nichilismo» (ivi, p. 17).

A noi sembra che il discorso vada completamente ribaltato: quanto più si pretende di afferrare la realtà e dire la verità che le corrisponde, tanto più ci si chiude in un dogmatismo inaccettabile, il quale non è in grado di cogliere il limite che immane ad ogni concezione, ad ogni sistema della teoria, ad ogni assunto, ad ogni asserto o legge che sia.

La garanzia di emergere oltre un tale dogmatismo è offerta solo dal pensiero riflessivo e critico, che si esprime nella coscienza della relatività di ogni verità determinata, così che solo la coscienza dell’innegabilità e dell’indeterminabilità dell’assoluto costituisce l’autentico antidoto contro questo errore capitale.

Certo, anche il relativismo, cioè l’assolutizzazione del relativo, costituisce esso stesso un errore capitale. Non di meno, a noi sembra che, in questa fase del pensiero filosofico, l’errore in cui con più facilità si può cadere sia il primo, e non il secondo.

Il realismo oggi è intrinsecamente connesso ad un naturalismo sempre più radicale, il quale ha messo capo a un monismo materialistico che tende a negare il soggetto in nome della realtà dell’oggetto. Quest’ultima, infatti, sembra ovvia e facilmente accertabile.

Non di meno, riteniamo quanto mai significativo che, in un saggio comparente proprio nel volume curato da Possenti, un filosofo della scienza, e in particolare della medicina come Giovanni Federspil (2005), esprima una posizione più problematica.

Così scrive Federspil: «L’idea classica di verità, della quale siamo debitori ad Aristotele, è quella della “verità come corrispondenza”. […] Una simile definizione della verità, largamente accettata dal senso comune, incontra serie difficoltà quando si debba accertare la verità di una specifica asserzione. Se infatti si conviene sull’idea generale che un asserto sia vero solo quando corrisponde allo stato delle cose, rimane ancora da stabilire in che modo si possa accertare che un certo specifico asserto corrisponde davvero allo stato delle cose. Dopo che Popper ha dimostrato che il procedimento della verifica non possiede affatto quel valore indiscutibile che i positivisti ritenevano avesse, il problema del criterio di accertamento della verità rimane ancora aperto» (ivi, pp. 62-63).

Nell’Introduzione a un’altra opera, curata sempre da Possenti insieme ad Andrea Lavazza (2013), così precisa il tema del ritorno al realismo ancora Possenti: «nel realismo occorre distinguere un realismo come reazione e un realismo come affermazione; naturalmente i due aspetti non sono separati in quanto un ritorno al realismo implica una qualche reazione a dottrine precedenti, ma l’istanza più fondamentale sta nel realismo come affermazione che alla domanda “che cosa conosciamo quando conosciamo” risponde: per lo più conosciamo come stanno le cose. […] Il New Realism si sviluppa come reazione tanto a un oggettivismo smisurato in base a cui la scienza ci darebbe l’unica visione assoluta sul mondo, quanto all’epistemologia postpositivistica e postpopperiana che erano pervenute a gradi intollerabili di relativismo» (ivi, pp. 8-9).

L’ottimismo di Possenti, secondo il quale «per lo più conosciamo come stanno le cose», a noi sembra che vada un poco stemperato, onde affrontare il tema del conoscere con maggiore cautela.

Riteniamo, se non altro, che si imponga la necessità di precisare cosa si intende allorché si parla dello «stare delle cose», se cioè si intende uno stato empirico, vincolato a un determinato modo di percepire e di concettualizzare da parte del soggetto esperente o se, al contrario, si intende uno stato oggettivo, cioè indipendente da una qualche relazione al soggetto e al sistema di rilevamento/riferimento in forza del quale questi si riferisce al mondo.

Non si può non concordare, però, sull’inaccettabilità dell’approdo “assolutamente” scettico della concezione che viene definita “relativista”: se pensare le molteplici conoscenze, che di volta in volta il soggetto ottiene mediante il processo del conoscere, come esito della relazione ad assunti (a premesse, a presupposti) è una necessità del pensiero riflessivo e critico, di contro trasformare questo carattere “relativo” del conoscere in un “relativismo assoluto” configura una evidente contraddizione.

L’affermazione “tutto è relativo”, infatti, smentisce ciò che afferma proprio nel suo valere quale affermazione, che è tale per il suo ad-firmare, cioè per il suo tenere fermo ciò che fermo non sta. Tutto è relativo, insomma, tranne l’asserto che afferma ciò e che si pretende valga come assoluto, contraddittoriamente.

 

Riferimenti bibliografici 

  • Federspil, G.iovanni. 2005. Verità e medicina, in V. Possenti (a cura di), Ragione e verità. L’alleanza socratico-mosaica. Roma: Armando.
  • Lavazza, Andrea, Possenti, Vittorio (a cura di). 2013. Perché essere realisti. Una sfida filosofica. Milano-Udine: Mimesis.
  • Possenti, Vittorio (a cura di). 2005. Ragione e verità. L’alleanza socratico-mosaica. Roma: Armando.

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Foto di Colin Watts su Unsplash

 

 

Università per Stranieri di Perugia e Università degli Studi di Perugia · Dipartimento di Scienze Umane e Sociali Filosofia teoretica - Filosofia della mente - Scienze cognitive

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