Uno Spinoza tantrico

Che Spinoza fosse considerato l’ospite orientale della filosofia occidentale lo sapevamo già con Hegel. Che Spinoza, insieme a Bruno, fosse idealmente nato e cresciuto sulle rive del Gange lo aveva intuito Schopenhauer. Che Spinoza fosse, nel contesto dell’ampio mondo della spiritualità vedica, affine alla famiglia del tantrismo, lo stiamo imparando mano a mano che la conoscenza delle filosofie orientali progredisce in Occidente. Questo grazie anche ad un serio approccio al significato dello yoga, pratica meditativa tesa ad unire mente e corpo. 

Così, una volta uniti tutti questi puntini, si ottiene quello che Andrea Sangiacomo, un giovane filosofo italiano in servizio presso un’università olandese, ha definito, in un suo libro di recente pubblicazione, Lo Yoga di Spinoza con il sottotitolo significativo di pratica della potenza ed esperienza dell’infinito.

Lo yoga è una disciplina antichissima che unisce pratiche fisiche, mentali e spirituali con l’obiettivo di raggiungere equilibrio, consapevolezza e benessere interiore. Il termine yoga deriva dalla radice sanscrita yuj, che significa “unire” o “congiungere”, riferendosi all’unione di corpo, mente e spirito. Numerosi sono i tipi di yoga della tradizione orientale di cui solo una parte sono conosciuti in occidente. Bene dunque ha fatto l’autore ad intitolare il suo libro lo Yoga di Spinoza, cercando di individuare la pratica che meglio si accorda alla teoria dello spinozismo. Continue Reading

La mela avvelenata di Turing

Se è vero, come dice Giambattista Vico, che verum ut factum convertuntur, e cioè che la verità di una cosa può essere conosciuta soltanto da chi l’ha fatta, ecco allora che una discussione sull’intelligenza artificiale non può non cominciare da chi quella intelligenza l’ha inventata. Stiamo parlando di Alan Turing e del suo articolo pubblicato nel 1950 dal titolo Macchine calcolatrici e intelligenza

Grazie ad esso, lo scienziato e filosofo inglese tracciava il perimetro dentro il quale, ancora oggi, si muovono le discussioni relative alla natura di quella che oggi viene chiamata intelligenza artificiale. Come tutti i grandi classici, il testo di Turing è stato letto, riletto, interpretato, molte volte malissimo interpretato, spesso dimenticato. Facciamo allora chiarezza delle tesi in esso contenute in modo da riprendere il discorso sull’argomento iniziato tempo fa e recentemente approfondito con il ritiro filosofico dello scorso aprile. Continue Reading

Il ritorno su grande scala del teologico politico

Nella biografia pubblicata nel 2021 è stato definito The Contrarian, l’anticonformista. Non ha scritto libri di teoria politica ma per promuovere le sue tesi si affida soprattutto ai colloqui, più o meno accomodati e visibili su YouTube, che rilascia alla Hoover institution, un ente di politica pubblica americano. In un articolo apparso nel 2009 si definiva un libertario che «ha smesso di credere che democrazia e liberalismo siano compatibili»

Si tratta di Peter Thiel, 58 anni, brillante intellettuale e multimiliardario, fondatore di Paypal, presidente di un’azienda di intelligenza artificiale, sostenitore convinto dell’amministrazione Trump, verso la quale ha fornito numerosi uomini di sua fiducia, tra cui il vicepresidente Vance e l’inventore miliardario Elon Musk. Laureato in Filosofia a Stanford, Thiel è prima di tutto un imprenditore, un businessman, il cui successo ha aperto la strada alle sue idee filosofiche. In realtà si dovrebbero dire idee teologico politiche in quanto esse fanno riferimento in modo prevalente a quel lessico: bibbia, anticristo, apocalisse, katechon. 

Thiel concentra in modo esemplare il suo credo teologico politico in un saggio del 2007 dal titolo The Straussian Moment. Nato come riflessione filosofica sul tema della violenza, l’articolo esamina lo sviluppo della civiltà occidentale in due direzioni: una filosofico- razionale e un’altra apocalittico-religiosa.  Continue Reading

L’Europa in un vicolo cieco

Le tesi di Evola in merito al tema dell’unità europea sono completamente anticonvenzionali e proprio per questo meritano di essere prese in considerazione. In passato avevamo già visto quelle di Emanuele Severino, per niente rassicuranti. Evola, scomparso quasi 51 anni fa, è ancora più netto e, sebbene non escluda margini di manovra, pone in serio dubbio le prospettive che, fino ad oggi, hanno tenuto il campo nel dibattito politico e culturale della costruzione europea.  Continue Reading

L’individuo assoluto di Evola

Nella filosofia italiana esiste un pensatore rimosso, oggetto di vera e propria avversione, che risponde al nome di Julius Evola (1898-1974). Le ragioni dell’ostracismo da parte della cultura ufficiale e universitaria sono numerose e, per certi aspetti, anche comprensibili. Ma non è questo che ci interessa. Quello che importa o dovrebbe importare a chi si occupa di cultura, e soprattutto di filosofia, è discutere tesi e argomenti aventi plausibilità e forza teoretica capaci di smuovere l’intelletto. E gli argomenti del pensatore romano sono numerosi. Intanto, come appare evidente a chi si addentra nella sua opera, esistono tanti periodi in cui il filosofo (anche se questa definizione sarebbe respinta dall’interessato) ha cambiato registro speculativo e dato il suo contributo in differenti aspetti del sapere. Esiste così l’Evola artista, l’Evola filosofo, l’Evola mago, l’Evola orientalista, l’Evola teorico della politica. A prescindere dalle sensibilità e dagli orientamenti personali, la sua è un’opera straordinaria per erudizione, genialità e vastità di orizzonti tale che non si può liquidare con formule superficiali o becere.  

L’Evola filosofo è quello che, dopo il periodo dadaista, ripensa in modo radicale gli esiti dell’idealismo, inteso come il punto più alto dello sviluppo della filosofia. A partire da ciò, egli elabora un pensiero che si definisce come dottrina dell’individuo assoluto o dell’idealismo magico. Le opere di riferimento a questo proposito sono diverse: da Teoria dell’Individuo assoluto a Fenomenologia dell’Individuo assoluto, da L’uomo come Potenza (poi riscritto e diventato Lo Yoga della Potenza) a Saggi sull’Idealismo magico, fino alle due conferenze riportate nel volume L’Individuo e il suo divenire nel mondo. Siamo nel periodo che va dal 1922 al 1929, anni caratterizzati anche da un importante scambio epistolare con i due giganti dell’idealismo italiano, Croce e Gentile. Continue Reading

Evola e Guénon, due pensatori al di là dell’ordinario

Nell’analisi del rapporto tra Oriente e Occidente un ruolo fondamentale spetta a due grandi figure del pensiero del novecento: Julius Evola e René Guénon. Come ha scritto lo storico e filosofo Andrea Scarabelli, «i due furono attenti diagnosti della crisi della modernità, costituendo quasi un unicum in quel panorama frastagliato ed eterogeneo che siamo soliti chiamare Kulturcrisis». Ai due si può aggiungere anche il nome del tedesco Oswald Spengler soprattutto a motivo della distinzione, utilizzata da tutti e tre per leggere lo sviluppo storico delle società umane, tra Kultur (Civiltà) e Zivilisation (Civilizzazione). Si tratta di un’opposizione nata nell’ambito della cultura tedesca in cui il termine negativo è quello di Zivilisation in quanto indica, secondo le parole dello stesso Guénon, «la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo, tendenza talmente radicata nelle concezioni scientifiche degli ultimi secoli (…) da permettere di definire la nostra epoca il regno della quantità». Continue Reading

La teoria dei molteplici stati dell’essere

Il fondamento teoretico su cui è costruito il sistema di Guénon è la teoria dei molteplici stati dell’essere. Per diretta ammissione del filosofo francese, nonché per gli espliciti riferimenti utilizzati per la sua spiegazione, essa è strettamente dipendente dalla dottrina del Vedanta, la visione metafisica che, secondo la tradizione indù, ci permette di capire ciò che è.

Non solo. La teoria metafisica in esame viene spesso illustrata da Guénon tramite il simbolismo geometrico, metodo che, oltre a rendere esoterica la sua dottrina, può facilmente indurre in errore i lettori occidentali abituati alla logica del concetto discorsivo. In tutti i casi, il messaggio dell’autore è univoco: ridestare quella che egli definisce la “sensazione dell’eternità” attivabile soltanto con una chiara quanto esplicita coscienza metafisica.  Continue Reading

Guénon e la scienza come sapere ignorante

A leggere René Guénon, filosofo francese vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, uno si domanda come mai, nella letteratura relativa alla decadenza della civiltà occidentale, il canone filosofico abbia imposto esclusivamente autori come Marx, Freud o la Scuola di Francoforte. Sono queste le tradizioni di pensiero che costituiscono la vulgata dell’Occidente, imprescindibili per mettere a fuoco la crisi ormai secolare in cui versa questa parte del pianeta.

La risposta alla domanda forse consiste in ciò: mentre quei pensatori non intaccano un sistema di valori che finisce per conservare il suo primato planetario, Guénon investe con la sua critica le radici stesse della civiltà occidentale. Non si tratta in altre parole di mettere in campo dei mutamenti grazie ai quali essa possa correggersi, emendare aspetti anche importanti ma che non cambiano lo scenario di fondo. Il problema è che, nell’ambito dello sviluppo complessivo dell’umanità, l’Occidente costituisce una vera e propria anomalia.

Questa è la posizione di Guénon il quale, tramite anche il confronto sistematico con la civiltà orientale, mina alle fondamenta il pregiudizio della superiorità indiscussa e indiscutibile della civiltà occidentale. Continue Reading

Oriente e Occidente, una relazione da ripensare

Quello dei rapporti tra pensiero orientale e pensiero occidentale è un tema diventato sempre più oggetto di attenzione. Basta entrare in una qualsiasi libreria per accorgersene, dove i libri che trattano questioni di filosofia o di spiritualità orientale, un tempo relegati in spazi angusti e nascosti, ora sono collocati accanto ai testi del pensiero filosofico occidentale. 

Si tratta di un fenomeno che segue la grande contaminazione socio culturale degli ultimi cinquant’anni,  giunta dopo  un rapporto antichissimo che ha conosciuto nel tempo alti e bassi, anche a seconda degli aspetti politici implicati. In questo senso, l’immagine dell’oriente (che si arricchisce anche con vari festival in giro per il nostro Paese) rischia però di essere alterata e banalizzata con un vago esotismo  che promette il raggiungimento di uno stato spirituale in realtà del tutto confuso. Peggio ancora hanno fatto quelle dottrine che, sotto l’apparente rivestimento orientale, contengono categorie tipicamente occidentali (come ad esempio la teosofia). Continue Reading

Quei Nazisti dei Romani

Nella storia del pensiero esistono delle tesi che, a causa della loro eterodossia, sono spesso emarginate fino ad essere rimosse. È il caso di quella contenuta in Riflessioni sulle origini dello hitlerismo di Simone Weil, saggio pubblicato nel 1939.  La tesi è semplice: l’eredità politica e militare dell’antica Roma è stata ripresa e attualizzata nei tempi moderni dalla Germania nazista. Simone Weil affronta la questione dal lato più scomodo formulando un’osservazione che dà la misura della sua profondità: «Certo è per noi difficile arrivare ad ammettere una specie d’identità tra il nostro nemico (la Germania, ndr) e la nazione a cui la letteratura e la cui storia costituiscono quasi esclusivamente la materia di quelli che noi chiamiamo studi umanistici». Eppure tutto ciò non la trattiene dall’idea secondo la quale il fenomeno della Germania totalitaria trae il suo nutrimento politico e culturale nella storia di Roma, tanto repubblicana quanto imperiale (e non solo da Cesare come si legge in alcune recensioni). Continue Reading

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