Nella biografia pubblicata nel 2021 è stato definito The Contrarian, l’anticonformista. Non ha scritto libri di teoria politica ma per promuovere le sue tesi si affida soprattutto ai colloqui, più o meno accomodati e visibili su YouTube, che rilascia alla Hoover institution, un ente di politica pubblica americano. In un articolo apparso nel 2009 si definiva un libertario che «ha smesso di credere che democrazia e liberalismo siano compatibili».
Si tratta di Peter Thiel, 58 anni, brillante intellettuale e multimiliardario, fondatore di Paypal, presidente di un’azienda di intelligenza artificiale, sostenitore convinto dell’amministrazione Trump, verso la quale ha fornito numerosi uomini di sua fiducia, tra cui il vicepresidente Vance e l’inventore miliardario Elon Musk. Laureato in Filosofia a Stanford, Thiel è prima di tutto un imprenditore, un businessman, il cui successo ha aperto la strada alle sue idee filosofiche. In realtà si dovrebbero dire idee teologico politiche in quanto esse fanno riferimento in modo prevalente a quel lessico: bibbia, anticristo, apocalisse, katechon.
Thiel concentra in modo esemplare il suo credo teologico politico in un saggio del 2007 dal titolo The Straussian Moment. Nato come riflessione filosofica sul tema della violenza, l’articolo esamina lo sviluppo della civiltà occidentale in due direzioni: una filosofico- razionale e un’altra apocalittico-religiosa.
Hobbes, Locke e la dimenticanza della natura umana
La direzione filosofico-razionale è rappresentata dall’Illuminismo, ovvero l’impianto teorico concettuale su cui è fondato l’occidente, e fa riferimento a due autori classici della filosofia moderna, Thomas Hobbes e John Locke.
Hobbes è il fondatore dello Stato moderno, colui che teorizza l’idea per cui una vita da vigliacchi è preferibile ad una morte eroica. Grazie al timore della morte violenta, la coscienza servile diventa il fondamento dello Stato e così anche della società: nasce il contratto sociale, finzione utile per arrestare la guerra di tutti contro tutti scatenata dall’istinto fondamentale dell’homo homini lupus. Questo porta ad una conseguenza fondamentale. Se infatti l’unico modo per fermare le persone nell’uccidersi a vicenda era quello di non pensare troppo, allora la riflessione sulla natura umana, a partire da Hobbes, per Thiel è stata abbandonata in quanto troppo rischiosa.
Ecco allora la nascita della nuova scienza economica e del capitalismo che hanno riempito il vuoto lasciato aperto dalla tradizione. Al posto dei valori dello Stato tradizionale consistenti nell’eroismo, nell’ordine e nella gerarchia, ecco nascere l’individualismo, la corsa al benessere e l’illimitata ricerca di ricchezza a cui segue, per il cittadino, una serie di diritti economici. Il filosofo più rappresentativo in questo è John Locke il quale, osserva Thiel, è da considerare come il vero e proprio fondatore degli Stati Uniti d’America. Fu grazie a Locke che le passioni furono downgraded, cioè abbassate e moderate, in vista della ricerca del benessere individuale.
Locke considera la natura umana una “x” inconoscibile e grazie a tale inconoscibilità nasce il liberalismo classico e l’ideologia dei diritti fondamentali dell’individuo, come il diritto di proprietà, il diritto di espressione e in generale l’idea che i diritti individuali precedono il diritto dello Stato. Nella sua volontà di godere di una prospera tranquillità fornitagli dal mondo capitalista, l’individuo ormai non conosce limiti (i bisogni diventano illimitati) e non può essere fermato da nulla. Nasce cioè, secondo il linguaggio nietzscheano, l’ultimo uomo, l’uomo cioè dedito alla costruzione della propria comfort zone, al proprio piacere personale e alla propria tranquillità, figura che, secondo Francis Fukuyama (filosofo contemporaneo ingiustamente disprezzato da Thiel), caratterizza le società liberali.
Apocalisse e Katechon da Schmitt a Strauss
La direzione apocalittico religiosa, o propriamente teologico politica, è rappresentata dal pensiero di due filosofi particolarmente significativi del novecento: Carl Schmitt e Leo Strauss.
Carl Schmitt è colui che offre l’alternativa estrema a tutti i pensatori dell’Illuminismo. Egli infatti ritiene che la domanda ultima sulla natura umana sia centrale e che sia messa in risalto dalla politica, il terreno dove gli esseri umani sono costretti a dividersi o come amici o come nemici. Schmitt teorizza l’idea secondo cui non potrà mai esserci uno stato universale con il compito di unificare l’umanità, compito logicamente impossibile stante la divisione antropologica amico/nemico. Per lui una unità babilonese rappresenterebbe la catastrofe apocalittica, un’unità artificiale che sotto le fattezze di uno stato mondiale, portatore di pace e sicurezza, aprirebbe la strada all’avvento dell’anticristo.
In tali affermazioni traspaiono, senza nemmeno troppi veli, quelle che sono le tesi enunciate dagli attuali corifei della politica americana: tra tutte, il disprezzo per l’Unione Europea, embrione dello stato universale nel quale s’incarna l’anticristo, e il rifiuto della globalizzazione, attraverso la necessità di un sistema di tariffe (dazi) finalizzato a mettere a freno il sistema commerciale.
Proprio la messa a freno è la tesi centrale che riassume il saggio di Thiel, in italiano il Momento straussiano. Tale momento è il katechon, dispositivo teorizzato nella seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi secondo cui «il mistero dell’iniquità è già in atto ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene», in cui chi trattiene è appunto il katechon. Tale figura misteriosa (identificata in passato con l’impero romano e poi con la stessa Chiesa cattolica) viene sintetizzata nel progetto di Leo Strauss, che consiste nell’individuare un soggetto politico che sia in grado di tenere a freno le tendenze violente scatenate dall’azione dell’anticristo (Ue, globalizzazione ma anche lo sviluppo della tecnologia). Per il momento straussiano, diffidente della prospettiva illuministica, anche la società più giusta non può sopravvivere senza i mezzi segreti che la preservano. In questo senso, per mantenere la pace mondiale, più che le Nazioni Unite (considerate un consesso inutile quanto ipocrita) molto più importante sarebbe Echelon, l’organizzazione spionistica costituita nell’ambito di cinque paesi anglosassoni (Usa, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda). L’approccio di Strauss è un approccio “realistico”, di gestione del rischio, opposto a quello catastrofista di chi intenda abbracciare il proprio destino storico (come ad esempio Oswald Spengler, da Thiel esplicitamente citato).
Il meccanismo vittimario di Girard e l’alternativa posta all’uomo politico (cristiano)
Ma qui si giunge al punto decisivo. Thiel si chiede se il momento straussiano, il katechon, sia sufficiente per contenere le tendenze distruttive che starebbero conducendo l’umanità verso l’Apocalisse. Ecco allora la teoria di René Girard, filosofo francese nei confronti del quale Thiel si dichiara vero e proprio discepolo. Per arrestare la guerra di tutti contro tutti, dice Girard, è inservibile il contratto sociale hobbesiano, costrutto immaginario quanto assurdo.
La guerra di tutti contro tutti, sostiene Girard, culmina nella guerra di tutti contro uno, il cosiddetto capro espiatorio, la cui morte unisce la comunità e ripristina la pace. Alla base di ogni società umana c’è un assassinio fondatore (Caino e Abele nella Bibbia, Romolo e Remo nella storia di Roma), origine segreta di tutte le istituzioni politiche e religiose, evento che poi si trasfigura nel mito. Si deve osservare che tale atto fondativo violento, cioè il meccanismo vittimario, per essere operante, deve essere tenuto gelosamente nascosto; in altre parole, la vittima deve credere di essere il vero colpevole dei mali ad essa attribuiti (come nel caso di Edipo). Solo in questo modo il meccanismo vittimario funziona e la società, ricomponendosi attorno al mito (la vittima sacrificata) può continuare la sua storia.
Ora però (e questo Thiel non lo dice) lo svelamento, ciò che in altre parole inceppa il meccanismo vittimario, avviene nel momento in cui la vittima, rifiutando la propria colpevolezza, reclama apertamente la sua innocenza.
A questo punto ci si chiede: quando avviene lo svelamento e da parte di chi? Chi opera lo svelamento è Gesù Cristo nella sua opera narrata nei Vangeli: è Cristo infatti (nella visione di Girard che pure Thiel dovrebbe conoscere bene) colui che, proclamandosi vittima innocente, il senza colpa, l’agnello di Dio offerto in sacrificio senza peccato, svela la menzogna del mito, provoca lo scatenarsi delle potenze apocalittiche e l’apparizione dell’anticristo.
Il katechon a quel punto cesserà la sua funzione, non riuscendo più a tenere a freno le forze demoniache, le quali però, in ultimo, saranno spazzate via dalla potenza del Cristo.
Scrive Thiel a conclusione del saggio che «a differenza di Strauss, lo statista cristiano sa che l’età moderna non sarà permanente e che deve fare strada a qualcosa di molto diverso. Non si deve mai dimenticare infatti che un giorno tutto sarà rivelato, le ingiustizie saranno esposte e che i violenti saranno tenuti a giudizio». In altre parole, la salvezza non si troverà più nella reticenza straussiana, in cui consiste la posizione filosofica, perché con l’apocalisse non esisterà più nessuna conoscenza esoterica da conservare.
Certo, lo statista cristiano (aggiunge Thiel) starà dalla parte della pace, ma «il mondo sarà diverso dal mondo moderno in un un modo molto peggiore o molto migliore, ovvero la violenza illimitata di una mimesis incontrollata (la cosiddetta rivalità da cui scaturisce la violenza) o la pace del regno di Dio».
Come si vede però, quella che Thiel pone come alternativa, non è in realtà una vera alternativa, in quanto l’avvento del regno di Dio è conseguenza della violenza incontrollata scatenata dall’anticristo e della vittoria che segue dall’intervento del Cristo.
Quello che Thiel avrebbe dovuto mettere in risalto è la dimensione tragica, contraddittoria e ambigua del katechon, e quindi di chi lo incarna nei diversi momenti della storia: esso impedisce lo scatenarsi delle potenze violente e apocalittiche che, proprio con questa sua opera di freno, chiude la porta alla manifestazione ultima del regno di Dio.
In definitiva quindi anche lo statista cristiano deve affrontare e dare risposta al “momento straussiano”: nella visione apocalittica propugnata da Thiel infatti, l’avvento della pace del Regno di Dio non sarà certo opera dell’uomo.