Il fondamento teoretico su cui è costruito il sistema di Guénon è la teoria dei molteplici stati dell’essere. Per diretta ammissione del filosofo francese, nonché per gli espliciti riferimenti utilizzati per la sua spiegazione, essa è strettamente dipendente dalla dottrina del Vedanta, la visione metafisica che, secondo la tradizione indù, ci permette di capire ciò che è.
Non solo. La teoria metafisica in esame viene spesso illustrata da Guénon tramite il simbolismo geometrico, metodo che, oltre a rendere esoterica la sua dottrina, può facilmente indurre in errore i lettori occidentali abituati alla logica del concetto discorsivo. In tutti i casi, il messaggio dell’autore è univoco: ridestare quella che egli definisce la “sensazione dell’eternità” attivabile soltanto con una chiara quanto esplicita coscienza metafisica.
Stati manifesti e stati non manifesti dentro l’Infinito e la Possibilità
Il concetto da cui partire è quello di infinito. Secondo quello che è il significato etimologico del termine, l’infinito, non ammettendo alcun limite, è ciò che è assolutamente incondizionato e indeterminato. Incondizionato significa che non dipende da nulla e che non ha rapporti con nulla; indeterminato, che non ha limiti e che dunque costituisce il contenitore infinito di tutti i contenitori. Per spiegare tale nozione, Guénon ricorre ad un esempio di chiara matrice spinoziana, il principio secondo cui omnis determinatio est negatio. In base ad esso, ogni determinazione implica la costruzione di un limite e quindi la negazione di ciò rispetto al quale qualcosa viene delimitato. L’essenza di ogni determinazione è una negazione: se io dico che un certo ente è un cavallo, sto dicendo allo stesso tempo che non è un cane o una gallina. Ma l’aspetto più importante, implicito in quel principio, è che solo la negazione di una determinazione costituisce l’affermazione: io posso affermare qualcosa soltanto negando ciò che costituisce la negazione di quel qualcosa.
Tutte queste riflessioni devono ricordarci che si tratta di operazioni del linguaggio il quale, per sua natura, definisce e delimita. Non si può non vedere tuttavia, che il linguaggio per sua natura è incapace di esprimere l’infinito il quale, oltreché incondizionato e indeterminato, è anche inesprimibile.
Un’altra definizione di Infinito è quella di Possibilità. Essa altro non è che un aspetto dell’infinito che serve al filosofo per mettere in campo il nodo concettuale decisivo della teoria dei molteplici stati dell’essere: la distinzione tra stati manifesti e stati non manifesti, ovvero tra stati che emergono nell’ambito dell’apparire e stati che non emergono nell’apparire e che rimangono allo stato di possibili.
Due sono le avvertenze fondamentali di questo discorso. La prima è che tra le due dimensioni, lo stato manifesto e lo stato non manifesto, non esistono differenze ontologiche essendo entrambi aspetti o attributi dell’infinito; la seconda è che la distinzione in oggetto non riguarda quella tra possibilità e realtà la quale, dunque, non ha alcun valore metafisico: «ogni possibile è reale a modo suo, e nel modo che la sua natura comporta».
Un modo diverso per esprimere tale distinzione è quella tra stati formali e stati informali: i primi sono gli stati individuali, quelli dipendenti dalle forme e dal principium individuationis; i secondi sono gli stati universali che a loro volta possono essere manifesti o non manifesti.
L’essere e il non essere
Nella prospettiva di Guénon è necessario rimuovere l’idea, nata con Parmenide e tipicamente occidentale, secondo cui l’essere è il principio supremo fuori del quale non c’è nulla, nemmeno il nulla che non è nemmeno possibile pensare. Per il filosofo francese l’essere è invece il principio della manifestazione e comprende tutti i fenomeni che emergono e transitano nell’ambito dell’apparire. All’essere, che non è infinito, è riservato un rango ridotto nella gerarchia metafisica: da esso nasce il dualismo tra soggetto e oggetto, che si realizza poi anche come dualismo tra chi vede e il veduto, e tra l’osservatore e l’osservato.
A questo ambito visibile e percepibile dei fenomeni si oppone il non essere che costituisce altro grado ontologico. Il non essere infatti non solo è ciò che è al di là dell’essere ma è anche il principio stesso della manifestazione (e quindi dell’Essere) in quanto comprende sia gli enti manifesti sia gli enti non ancora manifesti. L’opposizione tra Essere e non Essere è soltanto terminologica e rende palesi le difficoltà insite nella natura del linguaggio.
Il non essere è l’ambito dell’indifferenziato e dell’incondizionato. In quanto tale esso contiene la molteplicità senza però essere soggetto alle determinazioni dell’uno e del molteplice. Esempi di non essere sono il vuoto e il silenzio. Il vuoto implica l’esclusione di ogni attributo materiale e di qualsiasi altro riferimento alla manifestazione. Il silenzio contiene la parola allo stesso modo che il non essere contiene l’essere: la parola altro non è che silenzio portato a manifestazione. Il silenzio però è anche l’inesprimibile dalla cui radice semantica nasce il mistero: a dispetto del senso comune, il mistero non è qualcosa di incomprensibile ma, appunto, ciò che per sua natura resta inesprimibile.
Il Sé e l’Io
L’ambito dell’apparire è costituito da un principio attivo e da un principio passivo. Guénon utilizza ancora dei termini tratti dal Vedanta, dottrina paradigmatica in quanto non duale per natura. Il principio attivo, chiamato Purushi, è quello maschile; il principio passivo, chiamato Prakriti, rappresenta la dimensione femminile. L’unione di questi due principi produce lo stato individuale umano definito anche, nella tradizione islamica, l’uomo universale. Guénon ha premura di osservare che tale distinzione non corrisponde a quella tra spirito e materia, concezione dualista nata in occidente con Cartesio, ma deve essere ricondotta nell’ambito del più rigoroso monismo ontologico.
In questo contesto, qual è la natura dei singoli individui? Quale spazio ha l’antropologia in questo sistema? Ben poco bisogna dire: gli uomini sono soltanto uno stato di particolare manifestazione dell’essere che occupano una certa posizione nella serie indefinita degli esseri. Scrive Guénon, sempre nel testo dedicato al Vedanta: «Lo stato propriamente umano appartiene all’ordine della manifestazione formale, poiché è proprio la forma a caratterizzare quel modo come individuale». Di conseguenza, l’uomo non viene ad avere nessuna garanzia e nessun primato ontologico.
A questo proposito, fondamentale è la distinzione tra l’Io e il Sé in cui la distanza dal lessico e dal concetto degli occidentali diventa massima. Il Vedanta distingue il Sé, come principio dell’essere manifestato, e l’Io individuale. Il Sè, o Atman, non è mai individualizzato anche perché, essendo eterno ed immutabile, non può mai diventare particolare. Esso è anche chiamato principio di personalità il quale però non ha nulla a che vedere con l’omonimo concetto occidentale.
Scrive Guénon che «l’individuo non rappresenta in realtà che una manifestazione transitoria e contingente del vero essere; egli non è che uno stato particolare fra una moltitudine indefinita di altri stati dello stesso essere; e questo essere è, in se stesso, assolutamente indipendente da tutte le sue manifestazioni, allo stesso modo in cui, per impiegare una similitudine che torna continuamente nei testi indù, il sole è assolutamente indipendente dalle molteplici immagini nelle quali si riflette. Tale è la distinzione fondamentale fra il Sé e l’Io (…). Così come le immagini sono ricollegate dai raggi luminosi alla fonte solare senza la quale essi non avrebbero alcuna esistenza e alcuna realtà, allo stesso modo l’individualità, si tratti dell’individualità umana o qualsiasi altro stato di manifestazione, è collegata alla personalità, al centro principiale dell’essere».
Riferimenti bibliografici
— Guénon, René. 1992. L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta. Milano: Adelphi
— Guénon, René. 1996. Gli stati molteplici dell’Essere. Milano: Adelphi
— Guénon, René. 2016. Oriente e occidente. Milano: Adelphi
— Guénon, René. 2022. La metafisica orientale. Edizione Kindle
— Guénon, René. 2024. Il simbolismo della croce. Milano: Luni Editrice
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