Nella speranza di avere chiarito la ragione per la quale assumiamo la percezione solo in quanto cosciente (affronteremo di nuovo il tema tra poco, quando parleremo del ciclo percettivo-inferenziale), torniamo all’obiezione legata al fatto che non sono soltanto gli uomini a rilevare presenze, giacché anche gli animali lo possono fare. Ebbene, anche ammettendo ciò, non si può non riconoscere che il tema del rilevamento continua comunque a riproporsi, nel senso che senza un rilevamento, magari compiuto da un animale, non si potrebbe cogliere l’esistenza di alcuna cosa.
Il senso dell’intero nella filosofia di Hegel (III)
La dialettica di vero e falso, così come compare nella Prefazione alla Fenomenologia dello spirito, mette capo alla dialettica di unità e unificazione, della quale abbiamo cominciato a parlare nel precedente saggio.
Spesso Hegel parla bensì di “unità”, ma intende in effetti “unificazione”. Per quale ragione affermiamo ciò? Per la ragione che ravvisiamo una differenza fondamentale tra l’unità, che non è articolata al suo interno, e l’unificazione, che invece è una sintesi, cioè una relazione.
L’unificazione è la sintesi di due termini, ossia la relazione che si instaura tra due termini determinati; di contro, l’unità è l’esito del togliersi di ogni determinato, così che vale come l’emergere dell’assoluto oltre il relativo.
In alcune circostanze, sia nella Fenomenologia sia nella Scienza della logica sia, infine, nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche, come abbiamo rilevato in vari lavori (Stella, 1994; Id., 2020; Id., 2021), Hegel mostra di intendere l’unità nel suo autentico significato, ossia come emergente oltre la relazione. Continue Reading