Ciò che Parmenide cerca è la verità. Più precisamente, egli cerca l’autentica verità, non quelle verità che vengono fatte valere ordinariamente dai mortali nella loro esperienza. Costoro, infatti, assumono come verità ciò che si presenta al loro sistema percettivo-sensibile, così che i sensi diventano il fondamento stesso della verità.
Di contro, l’insormontabile differenza ontologica (Heidegger, 1927) che sussiste tra fondamento e fondati non sfugge a Parmenide, forte della lezione di Anassimandro. Come l’apeiron, così l’essere non può venire collocato al medesimo livello degli enti, i quali indubbiamente si presentano, ma proprio per questa ragione valgono solo come verità relative al sistema che li rileva e che consente il configurarsi della loro presenza determinata.
L’universo empirico è costituito da una molteplicità di enti che divengono e proprio per questa ragione Parmenide li considera non-essere: poiché l’essere è uno e assoluto, molteplicità e divenire appaiono, ma non sono veramente. Continue Reading