Virtù del popolo e altre aporie del machiavellismo radicale

In un interessante libro del 2011 (Machiavellian Democracy, Cambridge University Press, 2011, pp 252) John McCormick propone una rilettura dei testi di Niccolò Machiavelli incentrata sul rapporto fra classi sociali nel governo della cosa pubblica. Al centro dell’analisi sta una distinzione: mentre i grandi sono intrinsecamente predisposti all’oppressione, la plebe ha come unico interesse quello di non essere oppressa. In particolare nei Discorsi, Machiavelli dimostra che il popolo è abbastanza passivo da non valutare preventivamente minacce alla libertà da parte dei grandi, ma quando la minaccia diventa evidente può reagire con forza e questa reazione può prevenire future oppressioni.  La libertà della repubblica si tutela dunque armando il popolo: giuridicamente, attraverso organi di governo di classe, come tribunato e assemblee popolari costituite in tribunali e legislatori e, operativamente, per mezzo del controllo popolare dell’apparato militare.
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